il Faggio
Faggio
La gran parte delle foreste dell'Appennino è costituita quasi esclusivamente da faggi, grandi alberi dal fusto grigiastro. La loro forma può essere molto diversa: alti e colonnari nelle vecchie fustaie, massicci e nodosi negli esemplari isolati, bassi e fitti nei boschi cedui. L'ambiente d'elezione del faggio è quello dal clima che gli ecologi chiamano "atlantico", con inverni relativamente brevi e estati fresche e piovose, ambiente che è particolarmente diffuso sui versanti occidentali fino alla Calabria e alla Sicilia. Manca invece in Sardegna. Sulle Alpi il faggio è presente solo in alcune valli, al di sotto della fascia delle conifere. Sugli Appennini si incontra in genere tra i 1000 e i 1800 metri di altitudine, ma dove le condizioni locali lo permettono, anche a quote più basse, come sui Monti Cimini dell'alto Lazio. Un tempo, sui versanti appenninici, il faggio era accompagnato dall'abete bianco. A partire dall'epoca romana, l'abete bianco è stato molto ricercato per le grandi costruzioni edilizie e navali, ed è oggi quasi completamente scomparso dalle nostre montagne, lasciando anche il suo posto al faggio. Secondo i botanici, la storia del faggio ebbe inizio molti milioni di anni fa addirittura in Giappone, da dove raggiunse l'Europa occidentale passando per l'Asia centrale, il Caucaso e l'Asia minore. Qui trovò alberi come il tasso e l'agrifoglio. A ogni glaciazione il faggio scomparve, o quasi, dall'Italia per tornare ogni volta che il clima ridivenne favorevole. Così avvenne anche 10.000 anni fa, al termine dell'ultima glaciazione. Il successo del faggio fu così brillante che i suoi antichi competitori, il tasso e l'agrifoglio, compaiono solo occasionalmente, e raramente con grandi esemplari, nel fitto delle faggete appenniniche.