SERENATA
DA CANTARSI
SOTTO LA FINESTRA DELL'INNAMORATA
DOPO LA SERA

TERZINE.
Tutte le muse del Parnaso monte,
Voglio invocare, acciocchè ad ognì istante,
Porger voglino a me le rime pronte.
Almen potrò della mia bella amante,
Celebrar con i pregi agevolmente,
La bellezza che adorna il suo sembiante.
Diva, se dormi svegliati repente,
E le parole mie, chiare e distinte,
Ti prego registrar nella tua mente.
Dal solo amor le voglie mie son spinte,
Presso la tua magion, per vagheggiare
Le rose, ch'hai nel volto ognor dipinte.
Lungi un'ora da te non potrei stare,
Che mi hai messo nel petto un tale ardore,
Ch'io non posso coi termini spiegare.
Son costretto di dir ch'un amatore,
Ch'abbia le voglie più di me sincere,
Non lo potrìa trovar l'istesso amore.
Di te mi innamorai solo in vedere
La bionda treccia, che somiglia a quella,
Che Giove collocò sull'alte sfere.
Dalla tua fronte, l'una e l'altra stella,
Ti fece giudicar fin dalla culla,
Ch'esser dovevi, la più vaga e bella.
Chi mira il volto tuo, gentil fanciulla,
Dirà ch'a te vicino, e li dir non falla,
Che la beltà di Venere si annulla.
lo più non parlo di Cibele e Palla,
Nè di Nice, di Clori, e nè D'Eurilla,
Ma sol di te, che vai fra l'altre a galla.
Tu ben conosci, che per te sfavilla
Di amor quest'alma, e questo cor nel seno,
Per cui non posso un'ora aver tranquilla.

1

Se persuasa sei, ch'io per te peno,
Mentre stare non posso a te vicino
Mi farai degno di un sospiro almeno.
Per Angelico Orlando Paladino,
Non diventava di cervello insano,
Se visto avesse il volto tuo divino.
Nè Medoro avrìa data a lei la mano,
Ma l'avrebbe lasciato in abbandono,
Se gli occhì tuoi vedea benché lontano.
Le donne di oggidì quante mai sono,
Venir con te non ponno al paragone,
Perch'hanno di beltà, minore il dono.
A Medea volto il tergo avrìa Giasone,
Per le bellezze tue, quasi diviene,
Lasciata avrebbe ancor Venere, Adone.
Un Paride pastor l'idee Colline,
Per la spartana, non avrìa lasciate,
Se prìa di te vedèa l'aurato crime.
Fra tutte le ragazze innamorate
Trovarne un'altr'egual giammai si puote,
Di maniere sì affabili e garbate.
Quando ragioni, alle tue dolci note
Ch'hanno un incomprensibile virtute,
Febo del carro suo, ferma le rote.
Quelle ch'amor mi fe', punture acute,
Finchè la mano tua non l'ha guarite,
Goder non posso un'ottima salute.
Finchè non sono le nostr'alme unite,
Finchè per sempre in mio poter noti sei,
Le contentenze mie non so???, compite
Ma sperar voglio nel voler de' Dei,
Che tu costante, e che fedel sarai,
_E che vogli apprezzar gli affetti miei.
Se in tanto in pegno il tuo bel cor mi dài,
Quant'io sia lieto immaginar non puoi,
Perché fu sola sospirar mi fai'
Se sono eguali ai miei Ai eff . etti tuoi,
Se prornetti in arnor essere sincera,
Farò nè più nè men di quel che vuoi. lo cerco ogni possibile maniera,
Per far che il cuore tuo sia lieto ognora
Di ?`iorno, di mattina e sera.
2


Là dove nasce la vermiglia Aurora,
Vado per te, se vuoi, sii pur sicura,
Passo a nuoto i torrenti e i fiumi ancora.
Per te ch'un fiore sei fra la verdura,
Ch'io non posso trovar cosa più cara,
Per te nel petto mio cresce l'arsura.
Tutta l'acqua del Pò, limpida e chiara,
Smorzar non può dei petto mio la pira,
Per cui l'esca, mai sempre amor prepara.
Se questo cor che sol per te sospira,
Vuoi consolar, queste mie voci ascolta,
Ora che a te vicino amor mi tira.
Quella pena crudel ch'ho in seno accolta,
Se brami raddolcir per un momento,
Dimmi che mi ami almen per una volta.
Sperar voglio però ch'il sentimento,
Mantenghi sempr'egual, come in quel punto
Pronunciasti un bel sì, per mio contento.
Tu promettesti allor, ch'un dì congiunto,
Sarìa stato il tuo cor col mio, fin tanto
Che fosse il viver nostro, al t' *ne giunto.
Bella, quando verrà quel giorno santo,
Che fra ine tante volte ho fatto il conto?
A te non posso ancor vedeirmi accanto.
Favole, e nè fandomie ti racconto,
Quando ti parlo, ho sulle labbra il core,
Per obbedirti a tutte l'ore son pronto.
La genitrice tua col genitore,
Se non consente i nostri cori unire,
Chi potrìa mai ridirti il mio dolore
solo a pensarlo mi sento morire :
Ma nò, non deve aver contraria sorte,
Un fido amante che i? ' on sà mentire.
Meglio per me sai?la trovai? la morte,
Che vederti di andare in altra parte,
Fra i dolci amplessi d'un'altro consorte.
Saprò bene adoprar, l'ingegno e l'arte,
Che nessun trovi mai le strade aperte,
Per venire da te, fosse dio Marte.
lo vigile farò mille scoperte,
Se a te si appressa un perfido rivale,
Vedrà se non queste mie mani esperte.

3

Qual solèa Domizian coi suo pugnale
Ferir le mosche, io senza far parole,
Farò lo stesso tratto a questo tale.
Qual novo Alcide per la bella lole,
Non ricuso affrontar furore ostile,
Tutto si fà per chi si adora e cole.
Se alcuno mi farà venir la bile,
Volendomi rapir l'amato oggetto,
Avrò di Serpetonte il cor simile.
E se volesse poi per mio dispetto,
Li tuoi passi seguir per ogni dove,
lo gli aprirò col mio pugnale il petto.
Forse non servirà far queste prove,
Se me solo di amar le voglie hai vive,
Altro am ' atore il piè per te non move.
Che non mostrando mai voglie giulive,
A chi ti vien per tante volte in traccia,
Si stanca al fine, e và per altre rive.
Se gli mostri talor serena faccia,
0 se degno lo fai di una parola,
Ti segue finchè t'ha nelle sue braccie.
Ma chi conosce ben di amor la scuola,
Solo al primo amator gli affetti svela,
Da gli altri per dover, fugge e s'invola.
Penelope ch'un dì tessèa la tela,
Dei tanti amanti respingea la fila,
Per serbai?si fedel con tai cautela.
Benchè gli amanti tuoi fosser duemila,
Se lo stesso farai, dalla tua scala
Li vedrai tutti di far marcosfila.
Se l'ardente amor tuo per me non cala,
Per sempre io passerò l'ore gioconde,
E l'afflitto mio cor più non si ammala
Ma se per caso poi non corrisponde
La tua persona, e che di amar sospende,
Mi getterò del mare, in mezzo all'onde.
Se con altri parlar, gioco si prende,
Benchè da scherzo, il mio dolore è grande,
La fiamma dei mio cor, più non si accende.
Se gli orecchi avrai sordi alle dimande
Ch'io ti fò, per saper cosa mai pensi,
Di donna infida. il nome tuo si spande.
4

Se le tue grazie a me pìù non dispensi,
Più non mi parli, e non mi guardi in viso,
lo dirò che tu sei priva di sensi.
Se degno non mi faì del tuo sorriso,
Sarà per sempre il viver mio penoso,
0 pur faró la fine di Narciso.
Se ricusi da me la man di sposo,
Per averla da un altro, io vìlipeso.
Come all'alma trovar posso riposo?
Ma se il cuor hai per me di amore acceso,
Torto non mi farai son persuaso,
Benchè ricco non sono a par di Creso.
Se con altr'amator volesse il caso,
Ch'il matrimonio tuo fosse concluso,
lo vado là nei monti dei Caucaso.
Solingo là, dal mio destin deluso,
Sfogando quel dolor ch'opprime l'alma,
Per donna infida agli alti Dei ti accuso.
E perch'è grave, del mio cor la salma
Degli oltraggi di amore e degli affanni,
Invano spero più, trovar la calma.
Un che tanto ti amò fin dai primi anni,
Che rispettò le tue parole e i cenni,
Perfida, poi nel fin così l'ingani?
lo che mai sempre sulle labbra tenni
Teco parlando, il cor pien di costanza,
Nel fine, un vil disprezzo in premio ottenni.
Di una donna crudel quest'è l'usanza,
Che dopo tanta mia benevolenza,
Non mi guarda neppure in lontananza.
Possibile non sia, che con pazienza
Prenda l'azione tua barbara, ingrata,
Che son quasi per te, di vita senza.
Dirò che con la vipera sei nata,
Che coi veleno tuo, togli la vita,
A chi ti ha sempre fedelmente amata.
Spero che non sarai cotanto ardita,
Spero ch'il core avrai di Anasareta,
Che la mia fedeltà ti sia gi?adita.
Donna di faccia sorridente e lieta,
Fronte serena, e labbro ognor loquace,
Occhio ch'in parte le procelle accheta.

5


Indica questo, che non sia fallace,
Nel far l'amore, il cor della mia Nice,
Nè di tradir, nè di mentir capace.
Amor nel core mi ragiona e dice:
Che speri pur, che tutto viene a luce,
Che tu non farai mai, ciò che non lice.
Eguale a quel di Castore e Polluce,
L'amor nostro sarà ch'avvampa e coce,
Che forse presto a morte mi conduce.
Finchè avrò gli occhi, e finch'avrò la voce,
Te sol vagheggierò, di te favello,
Per seguir li tuoi passi, ho il piè veloce.
Spero piacerti, benchè non sia bello,
Com'era Endimione o pur Dirillo,
Che non son tanto scarso di cervello.
Potrei con estro tepido e tranquillo,
Le tue virtù ridir per mio trastullo,
Qual per la bella sua, solèa Tanzillo.
Non mi devi pigliar per un fanciullo,
Se parlo qualche volta a rompicollo,
Ch'esser vorrei per te pari a Tibullo.
Se di Anfione avessi io la lira al collo,
Portare il nome tuo senz'intervallo
Vorrei, dove non và raggio di Apollo.
E se in petto non hai cor di metallo,
li tutto gradirai di buona voglia,
Scusandomi talor di qualche fallo.
Vieni pur di mia casa entro la soglia,
Che dal mio genitor come una figlia
Sarai tenuta, che di te s'invoglia.
Sempre con liete e con se ene ciglia,
La genitrice mia, donna di vaglia,
Vedrai ch'amor ti porta e ti consiglia.
Gli altri congiunti miei ch'il dir non sbagli
Ti ubbidirà ciascuno in simil guisa,
Che senz'ordine tuo non move paglia.
Perchè la Dea Minerva in te i?avvisa
Pratica senza dubbio in ogni cosa,
Puoi diriggere tutto ancorchè assisa.
Per te che sei di ogni bontà copiosa,
Mostrano tutti aver la voglia accesa,
Per potei?ti servir senz'aver posa.
6


Quando in isposa da me sarai presa,
Tu padrona sarai della mia casa,
Rispettata sarai, non solo intesa.
Voglio sperare ancor che persuasa,
Sarai dei favellar della mia musa,
Ch'esser vogli per me di amore invasa.
Risolvi adunque e non restar confusa,
Dimmi se avrai per i?ne calde le voglie,
Che la speranza mia non sia delusa.
Quando sei di mia casa entro le soglie,
Allor cominceranno i miei contenti,
Che dar ti posso il titolo di moglie.
Spero dar fine allora ai miei lamenti,
Ch'avrò per sempre i tuoi begli occhi avanti,
Se permesso sarà dai tuoi parenti.
Dopo cantati tanti versi e tanti,
Prima che la canicola tramonti,
Saluto di tua casa tutti quanti.
Dopo aver dato fine ai miei racconti,
Penso partir di qua, ma nell'andare,
Par che trovar non possa i passi pronti.
La strada per partir non sò trovare,
Sento che indietro mi respinge amore
Che da te non mi lascia aIlontanare.
Pria che apparisca il mattutino albore,
Torna bell'idol mio, torna a dormire,
Ed abbi in mente chi ti ha dato il cuore.
ben giusto ch'omai debba partire,
Noja dal conto mio potresti avere,
Che ancor no? posso al termine venire.
Parto, mio bene addio, nel tuo pensiere
Fa che rimanga chi ti adora e cole,
E non teme?,? che manchi al suo dovere, Fino che gli occhi suoi vedranno il sole.